The Book of Clarence: Un messia da strapazzo

The Book of Clarence prova a mescolare satira religiosa e dramma biblico, ma si perde nel cammino verso la Terra Promessa. Scopriamo insieme perché Clarence è l'anti-Messia che nessuno voleva, ma che tutti potrebbero amare.

Clarence, l'anti-messia che potrebbe salvarci (o distruggerci)

Immagina di svegliarti un giorno a Gerusalemme, intorno all'anno 33 d.C., con un solo obiettivo: arricchirti vendendo miracoli fasulli. No, non è il sogno di un marketer moderno, ma la premessa di The Book of Clarence. Clarence, un uomo che potresti trovare tranquillamente al bar sotto casa, decide che l'unico modo per uscire dalla sua miseria è cavalcare l'onda della fama di Gesù e i suoi apostoli. E chi meglio di LaKeith Stanfield poteva interpretare questo opportunista cronico? La sua performance ci regala un Clarence tanto goffo quanto determinato, un uomo che non crede ai miracoli, ma che farebbe di tutto per venderne uno, magari con lo sconto del Black Friday.

Clarence e i miracoli fai-da-te

Se pensavi che vendere pozioni magiche su Instagram fosse il massimo dell’inganno, aspetta di vedere cosa combina Clarence. Il nostro anti-eroe si circonda di una banda di improbabili alleati, incluso un gladiatore convinto di essere immortale (interpretato da Omar Sy) e un gruppo di disperati pronti a tutto pur di fare qualche soldo. Il piano? Ricreare i miracoli di Gesù, ma con un tocco di "fai-da-te" che farebbe impallidire anche il più scaltro degli imbonitori televisivi. Tra trucchi da quattro soldi e gaffe imbarazzanti, Clarence e i suoi compagni riescono a strapparci qualche risata, ma è chiaro che il regista Jeymes Samuel vuole portarci su un sentiero più profondo. Un sentiero che, spoiler alert, potrebbe farci riflettere sul vero significato della fede e della redenzione.

Un viaggio tra fede e furbizia

The Book of Clarence ci racconta la storia di un uomo che, pur di sfuggire alla povertà e all’oscurità, decide di giocare sporco con la religione. Clarence non crede nei miracoli, anzi, li disprezza. Ma quando vede il potere e la fama che circondano Gesù e i suoi apostoli, decide che è il momento di capitalizzare su quel successo. Accompagnato da una banda di fedelissimi e da qualche vecchia conoscenza, Clarence inizia la sua personale “via crucis” di inganni e menzogne, cercando di convincere chiunque che lui è il vero Messia. Ma, come spesso accade, le cose non vanno come previsto. Il film si evolve da una commedia leggera a un dramma intenso, culminando in un finale che ti farà chiedere: “Ma alla fine, chi è che ci ha ingannato veramente?”

Un film tra satira e profondità

Parliamo chiaro: The Book of Clarence non è per tutti. Se sei alla ricerca di un classico film biblico, con angeli che cantano e cieli che si aprono, questo film potrebbe lasciarti un po' perplesso. Samuel osa molto, forse troppo, cercando di bilanciare l’umorismo nero con una riflessione sulla fede e l'identità. La fotografia è splendida, i costumi sono un tripudio di dettagli e la colonna sonora, curata dallo stesso regista, ci immerge in un’atmosfera che mescola sacro e profano. Tuttavia, il film a tratti si perde nei suoi stessi eccessi, con una sceneggiatura che sembra voler dire troppo e alla fine non dire nulla. La performance di Stanfield, purtroppo, risente di una direzione che gli chiede di essere contemporaneamente comico, tragico e filosofico, finendo per essere inefficace in tutti e tre i ruoli.